Già lo scorso anno il Comune di Faenza, tramite la mozione denominata “Richiesta dichiarazione emergenza climatica”, aveva assunto un impegno maggiore del target minino pari al 40%, per una diminuzione delle emissioni di CO2 del 60%, il ché consentirà a livello di Unione di raggiungere una riduzione complessiva delle emissioni del 50%. Questo è l’obiettivo del nuovo PAESC, che in parte recepisce gli indirizzi della scorsa consigliatura e costituisce il risultato di un lavoro sviluppato nel corso degli ultimi 3 anni.

Come Associazione FAENZA CRESCE, siamo consapevoli che si tratti un progetto ampio, trasversale e soprattutto non scontato: il PAESC è stato redatto come Unione, quindi la prima sfida è stata quello di mettere insieme e coordinare i 6 comuni con idee ed esigenze diverse. Per esempio un comune piccolo avrebbe avuto impegni più ridotti rispetto a uno più grande (come Faenza), ma il fatto di lavorare insieme ha permesso di condividere lo sforzo.

Siamo anche convinti che si possano perseguire obiettivi più ambiziosi, chiedendo maggiore audacia da parte delle associazioni ambientaliste: visti gli ottimi risultati del periodo 2008-2016, gli obiettivi di riduzione potrebbero spingersi anche oltre.  Sicuramente il vero cambio di passo si potrà attuare solo in coerenza con la ripartenza post-covid, gli obiettivi di sviluppo sostenibile e le necessità di sviluppo locale, infatti la green/blue economy sono realtà, ma vanno pianificate e costruite sul territorio. Fino a questo momento la discussione ha riguardato soprattutto la prima parte del piano, sulle riduzioni di consumi ed emissioni, ma troppo poco la seconda, centrata sulle misure per la resilienza e l’adattamento ai mutamenti climatici, che sarà auspicabile aggiornare mediante il Patto per lo Sviluppo delineato dai 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU. È necessaria attenzione alla resilienza e alle azioni sul cambiamento climatico, quali azioni di adattamento che possono rilevarsi molto efficaci a livello locale, ma non ancora delineate approfonditamente.

In merito alle azioni sul campo il PAESC deve ancora vedere approfondita la tematica degli investimenti,  quale strumento necessario per le amministrazioni dell’Unione per aver modo di programmare gli interventi a bilancio, perché per diventare operativi e incisivi gli impegni devono essere tradotti in pianificazioni di spesa e di investimento. D’altro canto per sua natura il Piano rimarrà documento “vivo”: uno strumento utilizzato per tenere sotto controllo l’evoluzione delle emissioni e delle azioni per la riduzione, quindi sarà aggiornato con i dati disponibili sulle azioni svolte e progressivamente si potrà intervenire mediante stime più precisa delle azioni da svolgere e come strumento di controllo effettivo in fase di monitoraggio.

Infine crediamo sia fondamentale il coordinamento e la trasversalità di azione, non solo tra i settori tecnici dell’amministrazione ma anche nel coinvolgere e comunicare intenzioni e cambiamento: sviluppo e sostenibilità non sono in competizione, né in antagonismo. È necessario pertanto chiedere che il PAESC sviluppi un percorso condiviso e aperto alla revisione sistematica, con cadenza anche annuale. Una revisione che non resti però limitata al conteggio delle emissioni o alla lista degli obiettivi, quanto piuttosto a proporre progetti e azioni su tutto il territorio dell’Unione e non solo nei centri urbani, con coinvolgimento e partecipazione delle associazioni interessate.